Galileo e la vita sulla Luna

Disegno della Luna nel Sidereus Nuncius
Disegno della Luna nel Sidereus Nuncius

In un contesto come quello di Galileo, dove lo spazio oltre la Terra, considerato perfetto e divino, apparteneva totalmente al mondo della religione, la scoperta della montuosità della Luna e l’affermazione del suo essere come la Terra, comportavano una serie di conseguenze che ovviamente andavano ben oltre il campo scientifico.

A causa della teologia del suo tempo che era incapace di accettare l’esistenza della montuosità lunare perché considerata “troppo inutile” se posta in un luogo dove l’uomo, centro e “senso” della creazione divina, era assente, Galileo si trova costretto a dover chiarire che la scoperta di un paesaggio lunare così simile a quello terrestre, non implicava necessariamente anche l’esistenza di fauna, flora e addirittura di esseri umani sulla Luna.

E nel fare questo, inoltre, seppe dimostrare scientificamente che nonostante tutte queste somiglianze, la Luna è in realtà un ambiente inadatto alla vita, o almeno a quel genere di vita conosciuto sulla Terra.

Una prima dichiarazione in merito si trova nella sua Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari, edita nel 1613:

“Che il parer di quelli che pongono abitatori in Giove, in Venere, in Saturno e nella Luna sia falso e dannando, intendendo però per abitatori gli animali nostrali e sopra tutto gli uomini, io non solo concorro con Apelle in reputarlo tale, ma credo di poterlo con ragioni necessarie dimostrare”.

(Opere V, 220).

A circa 3 anni di distanza, si trova di nuovo di fronte allo stesso problema in risposta ad alcune conclusioni di un certo Alessandro Capoano.

Ecco come ne parla al Cardinal Muti:

“Li giorni passati, quando feci reverenza all`Illustrissimo e Reverendissimo Signor Cardinal Muti, fu discorso, in presenza di Vostra Eccellenza, dell`inegualità della superficie della luna; ed il Sig. Alessandro Capoano, per impugnarla, in materia di discorso propose che quando il globo lunare fosse di superficie ineguale e montuosa, si potrebbe in conseguenza dire, che avendo la natura prodotto la montuosità nella terra per benefizio di varie piante e d`animali, indirizzati al benefizio dell`uomo, come creatura più perfetta dell`altre, così anco nella luna vi fossero altre piante ed altri animali, indirizzati al benefizio d`altra creatura intellettiva più perfetta; quali conseguenze essendo falsissime, concludeva che nè meno vi fosse montuosità. A questo io risposi, dell`inegualità della superficie della luna averne noi sensata esperienza per mezzo del telescopio; quanto alle conseguenze, non solamente non esser necessarie, ma assolutamente false e impossibili, potendo io dimostrare che in quel globo in conto alcuno non solamente non vi potevano esser uomini, ma nè animali, nè piante, nè altra cosa di queste o simili a queste, che si trovano in terra: e la mia dimostrazione fu la seguente.Prima dissi, e dico, che non credo che il corpo lunare sia composto di terra e di acqua; onde mancandovi queste due materie, di necessità conviene che vi manchino tutte le altre che senza questi elementi non possono essere nè sussistere. Di più aggiunsi, che quando bene alcuno, benchè molto improbabilmente volesse dire, là materia del globo lunare essere là come la terrestre, non però vi poteva essere niuna delle cose che in terra si producono. Imperocchè alla produzione delle piante e degli animali che in terra si generano, non solamente vi concorre la materia della terra e dell`acqua, ma il sole ancora, come ministro massimo della natura, il quale colle sue vicissitudini delle diverse stagioni, calde, fredde e temperate, e più colle alternazioni degli spazi vicendevoli de` giorni e delle notti, efficacemente concorre alla produzione delle cose terrene. Ma tali vicissitudini, dependenti dall`illuminazion del sole, sono diversissime nella luna: poichè, dove alla terra il sole, per far le diversità delle stagioni,si alza ed abbassa più di 47 gradi, passando dall`uno all`altro tropico, nella luna tal variazione è cinque gradi solamente di qua e di là dall`ecclittica; e dove in terra il sole ogni 24 ore l`illumina tutta, nella luna l`illuminazione totale si fa in un mese, toccando a ciascuna parte della superficie lunare ad esser ferita dal sole per 15 giorni continui, e poi per altrettanto tempo restare in tenebre e nella privazione de` raggi solari. Onde, siccome appresso di noi quando le nostre piante e i nostri animali dovessero esser percossi dal sole ardentissimo ogni mese per giorni quindici continui, cioè per 360 ore, e poi per altrettanto tempo restar nell`orrore e nella freddezza della notte, in modo alcuno non potrebbono conservarsi, e molto meno prodursi e generarsi; così per necessaria conseguenza si conclude, nessuna delle cose che tra noi, cioè in terra, si ritrovano, poter prodursi e ritrovarsi nel globo lunare. E questo, come bene può avere a memoria Vostra Eccellenza, fu quel tanto che in quel giorno fu detto, senza che s` entrasse in altro discorso filosofico, nè che nella detta materia fosser dette altre parole. E con ogni umiltà le bacio le mani, e dal Signore Dio le prego il colmo di felicità.”

Roma, 28 Febbraio 1616

Cieli colorati!!!

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