Tra la luminosa coppia Castore e Polluce dei Gemelli
e l’azzurra Regolo, il «Piccolo Re» del Leone,
si trova il Cancro, dal latino Cancer, il Granchio,
la più debole fra tutte le costellazioni zodiacali.
Questo piccolo animale, secondo la mitologia greca,
sarebbe uno dei protagonisti secondari
delle 12 fatiche di Eracle.
Il mito racconta infatti che il mitico eroe greco,
dopo aver ucciso il Leone di Nemea,
mentre si trovava a combattere contro l’Idra di Lerna,
venne raggiunto anche da un granchio gigante
inviato da Era affinchè lo pungesse.
La regina delle dee infatti, odiava da sempre il famoso eroe
perché frutto di uno dei tanti amori clandestini
di suo marito Zeus, padre degli dei.
L’animale tuttavia non riuscì a distogliere Eracle
dalla sua lotta con il velenosissimo serpente a 9 teste,
infatti venne facilmente schiacciato dal suo possente tallone.
Ancora una volta è facile constatare
come molti protagonisti di un mito come questo,
siano tra loro vicini anche “nel cielo stellato”:
il Leone, il Cancro, l’Idra e il Dragone,
(che riconda invece l’animale che Eracle
ha ucciso nella sua decima prova),
sono infatti tutte costellazioni osservabili
contemporanemanete nel cielo primaverile,
assieme a quella di Ercole appunto:
Ad Ovest i primi tre.
Ad Est gli ultimi due!
Tornando allora ai nomi delle deboli stelle
che disegnano questa costellazione,
scopriamo che pur essendo così poco luminose
sono in molte ad aver ereditato un nome proprio!
Ma solo alcuni si rifanno all’immagine di un granchio:
«Acubens», la più luminosa di tutte,
deriva dal latino e significa «Chela»;
c’è poi la bellissima doppia colorata ι Cnc
che eredita il nome «Decapoda», dal latino
«Dieci-piedi», in riferimento al numero
delle zampe della specie a cui appartiene l’animale;
infine «Tegmine», che pure se non ha a che fare
con l’animale, col significato di «Conchiglia» in lingua latina,
appartiene comunque al mondo marino.
Due stelline centrali invece che accompagnano
quella che Tolomeo definiva Nebulosa del Cancro,
e che Galileo ha scoperto essere in realtà
un insieme di tante stelle poco luminose,
ereditano lo stesso nome latino di «Asellus», «Asinello»,
distinte dal termine «Borealis» ed «Australis»,
così da distinguere quella più a Nord da quella più a Sud,
rispettivamente.
Così, fin dall’antichità, tale ammasso di stelle,
eredita anche un il nome di «Praesepe»
dal latino «Mangiatoia»
da cui i due asinelli si nutrirebbero.
Nella mitica lotta tra i Giganti e gli dei dell’Olimpo,
alcuni Satiri venuti in aiuto agli dei,
giunsero in groppa ad alcuni asini.
Il ragliare di questi animali, tramanda il mito,
avrebbe spaventato non poco alcuni dei Titani,
tanto che non conoscendone l’origine
ed attribuendolo a chissà quale brutto mostro,
si diedero alla fuga abbandonando la battaglia.
L’ultima stella rimasta, ha ereditato il nome di «Al-tarf»,
che in lingua araba indica «Lo sguardo».
Nella zona di cielo dove i Greci vedevano un Leone infatti,
anche gli arabi vedevano lo stesso animale.
Ma a differenza di quello greco,
il Leone arabo era molto più “grande”, tanto da
comprendere l’attuale costellazione dei Gemelli,
fino a quella della Vergine e della Chioma di Berenice.
In tale immagine, Altarf, chiaramente,
disegnava esattamente lo sguardo del feroce animale …
…
Ancora una volta, ecco come
i nomi di una manciata di piccoli astri
a malapena visibili ad occhio nudo,
siano capaci di portarci dal cielo al mare,
dalle tradizoni arabe a quelle greche,
dalla forza di Eracle, all’umiltà
di due asinelli che si cibano e ragliano.
Cieli colorati!!!