La LUNA piena di novembre su Civita di Bagnoregio, “la città che muore”: uno dei borghi più belli d’Italia.
Cielo perfetto, Luna favorevole ed un orizzonte mozzafiato: era così tanto incredibile assistere a questa regia di colori su una scenografia così magica e ricca di storia …che è stato particolarmente difficile preoccuparsi di immortalare la scena piuttosto che fermarsi solo ad ammirarla.
Singolo scatto con Nikon coolpix p510. Altre immagini nei commenti.
Immagina di vedere la luna piena, nelle luci del crepuscolo, mentre sorge su una delle cattedrali più belle del mondo, il Duomo di Orvieto.
È proprio quello che ho ammirato ieri sera.
A oltre 2,5 chilometri di distanza dal duomo, per alcuni minuti, la Luna che si levava accanto all’imponente facciata, ha disegnato una magnifica cupola di colore arancione, degna di quel bellissimo rosone, dei bassorilievi e in tono con l’oro ed i colori dei suoi ricchi mosaici.
Eclissi lunare totale visibile dall’Italia, domenica 7 settembre 2025. La Luna sorgerà già totalmente eclissata subito dopo il tramonto del Sole.
A Napoli, per chi vuole vederla sorgere non lontana dal Vesuvio, dovrà posizionarsi nelle zone interne della città e non sul lungo mare, da dove invece sembrerà sorgere sopra la Penisola Sorrentina.
A Roma per chi vuole vederla sorgere sul Colosseo ed il Foro Romano, suggerisco il Belvedere di via Monte Tarpeo, al Campidoglio o la Passeggiata del Gianicolo.
💫💫 Anche quest’anno ho potuto trascorrere la notte delle #Perseidi al Parco Nazionale del Pollino, uno dei cieli più bui d’Italia.
Stavolta però la presenza della Luna gibbosa ha particolarmente sfavorito la loro visione, infatti sono riuscito a contarne solamente una ventina.
È pur vero che non avevo lo sguardo sempre verso l’alto: ne ho approfittato infatti anche per dare un’occhiata agli oggetti del profondo cielo più popolari, alla ancora luminosa supernova in NGC7331, per fotografare alcuni ghirigori di stelle basse all’orizzonte ed azzardare 650 ingrandimenti nell’osservazione delle planetarie ( un traguardo da riprovare con un cielo senza Luna).
La Luna era così luminosa che pian piano che saliva all’orizzonte riusciva a spegnere quasi totalmente la visione della Via Lattera: in queste due notti infatti ho visto la Via Lattea diventare sempre più evidente col calare della notte e poche decine di minuti dopo cominciare di nuovo a sparire perché vinta dalla luce della Luna.
Ho osservato fino all’alba così da ammirare anche Venere e Giove in congiunzione fin dal loro sorgere a pochissimi gradi dall’orizzonte.
Ecco la Luna quasi piena di agosto affacciarsi direttamente dall’arco del Colosseo.
Con le due colonne ai lati ed i particolari colori della pietra, l’arco sembra diventare la perfetta cornice per un quadro antico come la Luna.
È stato davvero suggestivo vederla.
Inizialmente era debole ed opaca, quasi da confondersi con il cielo, per cui nessuno l’aveva notata. Ma pian piano che saliva, diventando sempre più luminosa, ha cominciato ad attirare l’attenzione di tutti i turisti presenti.
Nel giro di pochi secondi, non ero più l’unico ad ammirare il particolare spettacolo che disegnava col Colosseo.
Chi notava la scena, oltre a meravigliarsi e a fare foto, chiedeva ai passanti di farsi immortalare con un sorriso, un abbraccio o un bacio con alle spalle la Luna che si mostrava da quell’unico arco libero del Colosseo che si affaccia su Via dei Fori Imperiali.
Uno stupore che descriverei non troppo diverso da quello provato dagli antichi quando vedevano gli astri esattamente sugli edifici con cui li avevano allineati.
Sono sempre piu convinto che sarebbe un’ottima idea commemorare le congiunzioni tra Cielo e Terra informando tutti della possibilità che se crea, perché è bello ammirare scatti come questi, ma è ancora più bello assistere allo spettacolo di persona.
Ringrazio la rivista BBC Sky at Night per aver pubblicato parte di questo articolo sulle loro pagine digitali.
🔭👀🌳Se la prima sera è stata ventosa e con un cielo lettiginoso, ieri sera è stato decisamente limpido.
👉Così limpido che Arturo e Vega erano incredibilmente visibili fin subito dopo il tramonto e le parti più luminose della Via Lattea erano già percepibili a circa un’ora alla notte astronomica.
👉Così limpido che la coppia di stelle Mu1 e Mu2 dello Scorpione erano chiaramente visibili e sdoppiabili anche quando ancora basse all’orizzonte, e così da poterle finalmente chiamare per nome, Xamidimura e Pipirima come recentemente fatto dall’IAU, The International Astronomical Union. Termini troppo simpatici per non impararli e per non conoscere il loro significato.
I colori delle stelle attraverso la sfocatura
👉 Così limpido da raggiungere ad occhio nudo la visione di Al Ruba, il piccolo di cammello nella Testa del Dragone e allo zenith al telescopio, la magnitudine +15.6, cioè quella della nana bianca al centro di M57, la Nebulosa Anello della Lira, che sono riuscito ad osservare per la prima volta 🤩
Supernova SN2025RBS in NGC7331
Ho osservato per tutta la notte, fino al sorgere di Venere e dello spicchio della Luna all’alba. Un vero spettacolo ammirare le forme delle costellazioni più deboli, come i rivoli d’acqua dell’Acquario, il cerchietto dei Pesci e la Chioma di Berenice. E notare l’assenza di Mira tra le stelle della Balena.
Xamidimura e Pipirima al telescopio
Durante queste ore la Via Lattea era visibile ad occhio nudo dalla Nebulosa Tolomeo a sudovest fino al Doppio Ammasso del Perseo a nordest contemporamente. Erano ben visibili le zone chiare e scure che la compongono, in particolare l’evanescente nebulosa oscura del Cavallino e quella più nettamente visibile e posta a Nord di Deneb che dovrebbe chiamarsi La Gentil 3, dal nome dell’astronomo che per primo l’ha descritta.
✨️Tra i numeri ammassi aperti carichi di stelle osservati, menziono NGC1245 nel Perseo, NGC6819 nel Cigno e NGC6645 nel Sagittario per l’alta concentrazione stellare che presentano. Il secondo ricordava le zampe posteriori di una rana che nuota, il terzo per la presenza di zone scure, ricordava invece la testa di Mickey Mouse.
Colori stellari tra Scorpione, Sagittario e Ofiuco
Oltre 20 sono state le nebulose planetarie inquadrate, le più belle delle quali osservate fino a 404x per ammirare le traccie delle loro strutture interne; e decine pure i globulari risolti in stelle: dall’immenso M22, ai bassissimi M55 ed NGC288, fino alle particolari forme di M30, M2 ed M19.
💫 Non è mancata l’osservazione della supernova SN2025RBS nella galassia NGC7331: stavolta facilmente visibile in modo diretto e dall’aspetto puntiforme. Dal confronto con le stelle deboli a lei vicine, l’ho valutata più luminosa della 13esima magnitudine, più brillante quindi di 4 giorni fa.
E poi i bracci di M51 ed M33, la banda oscura di NGC891 e la lunghissima Galassia Ago. Le innumerevoli trame delle nebulose diffuse, dalla Laguna, la Velo, fino alla Crescent, coi loro chiaroscuri e le loro nebulose oscure.
👉Un totale di oltre 100 oggetti deepsky osservati ed ammirati a vari ingrandimenti, talvolta a lungo e più volte nell’arco della notte per meglio imprimere nella mente la loro incantevole visione.
Immagini riprese con Huawei p30 pro. Osservazioni con dobson Sky-Watcher Stargate da 18″.
Una delle cose più belle che un appassionato di astronomia può fare è quella di CHIAMARE per NOME le stelle delle volta celeste.
La cosa è così poetica che nella Bibbia è assegnata a Dio stesso:
Egli conta il numero delle stelle e le chiama tutte per nome
…e assegnata a Lui solamente, perché se l’uomo poteva dare il nome agli animali, quello del resto delle cose venute fuori dalla Sua parola creatice, era quindi già fissato.
In effetti quando si prova a leggere questi nomi, essi appaiono davvero “impronunciabili”: Betelgeuse, Aldebaran, ma anche Zubenelgenubi, Azelfafage, Unurgunite … eppure quanto è bello sapere individuare le stelle a cui appartengono e conoscere il loro significato.
Chiamare le stelle per nome è come tirarle fuori dal nulla. Conoscerne i significati e raccontare i fatti mitologici nascosti dietro le costellazioni che disegnano, le porta via dell’anonimato del cielo, fa scoprire cosa vedeva chi per primo li ha inventati, chiarisce le circostanze da cui vengono fuori e ci rivela che la maggior parte di essi deriva da tradizioni arabe che non combaciano affatto con la costellazione greca che le ospita.
È ciò che ho provato a sintetizzare nell’ultimo numero cartaceo della rivista SPAZIO Magazine dell’ADAA con un articolo dedicato a una delle pratiche CHE più Mi diletta FARE sotto il cielo stellato.
Ogni popolo ha dato nomi alle stelle, solitamente a quelle più luminose. E così già nel 2016 The International Astronomical Union riconoscendo il valore di questo immenso patrimonio umano, al fine di studiare e preservare la forma e il significato di ognuno di essi, ha costituito un Gruppo di Lavoro dedicato ai nomi delle stelle visibili ad occhio nudo.
È solo recentemente però che il Working Group on Star Names, accanto all’elenco degli OLTRE 400 NOMI riconosciuti ufficialmente, ha pubblicato anche una dettagliata descrizione etimologica di ognuno di essi, frutto del lavoro di anni di studi.
Un patrimonio umano, ordinato e garantito da una fonte competente, finalmente accesibile a tutti con un semplice LINK e per il quale mi sono sentito di ringraziarli direttamente.
Email inviata al WGSN e da loro pubblicata sulla loro pagina
Eppure questo patrimonio è ancora così poco conosciuto anche da noi astrofili, che impegnati solitamente ad osservare o a immortalare oggetti deepsky, tralasciamo troppo spesso di conoscere ciò che della volta celeste si vede già ad occhio nudo …e che oramai sta pian piano sparendo.
“Navita tum stellis numeros et nomina fecit”, Virgilio, Georgiche.
👉 Ringrazio Felice Stoppa di Atlas Coelestis per l’utilizzo delle immagini che accompagnano l’articolo.
👉 SPAZIO Magazine è recentemente diventato digitale. Qui tutte le info per abbonarsi.
Osservazione visuale della luminosa supernova nella galassia NGC7331.
L’esplosione di una stella in questa famosa galassia della costellazione del #Pegaso è stata scoperta solo alcuni giorni fa. Non avevo letto quanto fosse luminosa, per cui quando l’altro ieri ho puntato la galassia al telescopio, non credevo affatto di riuscire a notare qualcosa.
Ed invece, se a medi ingrandimenti il vicinissimo bulge galattico ne impediva l’individuazione, ad alti ingrandimenti era chiaramente visibile come un puntino accanto al centro galattico. “Puntino” che paragonato alle altre stelle visibili, stimerei di 14esima magnitudine.
È una supernova notevolmente luminosa, se pensiamo che sia lontana 45 milioni di anni luce e che sia paragonabile alla luminosità dell’intera galassia che la ospita.
Tutti dettagli che ci ricordano quanto sia grande quello che ci circonda e di conseguenza, quanto sia angusto — parafrasando Cicerone — lo spazio e il tempo in cui gli uomini provano ad espandere la loro gloria.
L’immagine qui presente è un singolo scatto ripreso con Huawei p30 pro all’oculare di un Dobson Stargate da 46cm di diametro a 95x. ISO409600 0.5s.